L’industria delle armi si focalizza sempre più sui Paesi del Golfo. Nel 2019 gli stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo spenderanno per la difesa oltre 100 miliardi di dollari. Un vero business per i produttori che negli Emirati Arabi e nell’Arabia Saudita individuano i principali acquirenti. L’area pesa a livello mondo il 5% della spesa in difesa ma è responsabile del 25% di tutto l’import di armamenti. E per il 95% le importazioni provengono dall’Europa e dagli Stati Uniti. Dal punto di vista tecnico le maggiori spese sono indotte dall’esigenza di modernizzare ed espandere le forze armate a causa della crescente instabilità della regione, soprattutto dell’Iraq, della Libia, della Siria e dello Yemen. Nei paesi del Golfo si amplia il bisogno di sicurezza e parallelamente cresce la quota di spesa nel bilancio pubblico. Una importante occasione dunque sia per i fatturati dell’industria della difesa Made in Italy sia per la qualità della ricerca e dell’innovazione italiana che devono poter far leva sulla politica della Farnesina e sullo sviluppo delle relazioni bilaterali. Sperando che non si ripetano gli errori del passato in cui l’assenza di un autorevole e costante sistema-Paese ha tenuto fuori le nostre industrie dalla ricerca e innovazione e dal business delle grandi piattaforme di difesa.