È un rischio reale quello di avere imprese italiane sempre più marginali, indirizzate verso la potenziale fuoriuscita dai relativi mercati di riferimento. Ai soliti problemi strutturali dell’economia del nostro paese si sono aggiunti prima gli effetti sistemici della pandemia poi, più di recente, le conseguenze economiche della crisi energetica. Così che fare impresa in Italia a costi concorrenziali sta diventando sempre più impossibile.
Diventa perciò fondamentale la battaglia che Confindustria, Federalimentare, Federdistribuzione e Confcommercio, assieme ad altri soggetti collettivi, stanno facendo per salvaguardare la sopravvivenza del nostro sistema industriale e distributivo. In Italia il mondo della politica, sebbene in affanno e in ritardo, sta cercando di limitare gli effetti nefasti di questi spropositati incrementi di costi spesso anche di natura speculativa. Nei mesi precedenti sono state approvate diverse misure pubbliche per ridurre i costi energetici ora ne servono delle altre, molto più incisive.
Nel contempo occorre intensificare l’azione di concertazione europea per comuni soluzioni di contenimento. Ma non dobbiamo trascurare la primaria esigenza di porre fine alla drammatica guerra russo-ucraina. L’Europa sta affrontando una criticità non vissuta negli Stati Uniti. Da qui deve partire il nuovo governo per frenare la scomparsa delle nostre imprese italiane.