Tra Vinitaly e Cibus, la fiera dell’agroalimentare di Parma, quest’anno si interpone Marca. Sono settimane serrate per le imprese del food e del beverage che devono districarsi tra mille impegni. Ma è una ripartenza fieristica molto importante soprattutto in un contesto generale così critico. Il Centro Studi di Confindustria stima come consuntivo del primo trimestre 2022 una diminuzione della produzione industriale italiana del 2,9% rispetto al quarto trimestre del 2021. Le principali cause sono nell’aumento del gas, oltre 1200%, e del petrolio Brent, oltre il 100%. Con i naturali contraccolpi sugli investimenti, sull’occupazione e sui consumi. Dunque ben vengano queste preziose fiere che rilanciano l’identità imprenditoriale del paese e la bella voglia di reagire ad ogni tipo di avversità.

Domenica a Verona si è aperta la 54esima edizione del Vinitaly che, dopo una pausa forzata di due anni, riprende ad attrarre visitatori professionali da tutto il mondo, pandemia permettendo. Nei 17 padiglioni di Fiera Verona espone un settore, quello del vino italiano, che fattura poco più di 13 miliardi di euro all’anno.

Martedì nell’organizzata Fiera di Bologna si apre, sempre in presenza, Marca 2022, il tradizionale appuntamento del mondo del retail che riunisce anche parte dell’industria italiana. L’importanza di Marca, organizzata da BolognaFiere e ADM, l’associazione della distribuzione moderna, risiede non solo nell’analisi aggiornata sul valore e sui contenuti della marca del distributore ma anche sullo stato delle relazioni tra l’industria e la distribuzione organizzata. I recenti aumenti dei costi industriali generati da fattori esogeni determinano delle importanti situazioni di stress nella filiera di valore di non facile composizione. Le note stampa della Federdistribuzione ricordano, a più riprese, i meriti delle insegne distributive nel contenere gli incrementi dei costi di produzione a favore della tenuta dei consumi.

Il 6 aprile il governo ha approvato il Def 2022, cioè gli obiettivi annuali di politica economica del paese, con numeri tutti in forte ribasso: la crescita del Pil programmatico è stata fissata al 3,1% (in precedenza era 4,7%) e l’inflazione al 5,8% (nella Nadef di ottobre la stima era all’1,6%). In questo quadro si svilupperanno a Marca le relazioni tra industria e retail e non solo per i prodotti a marca del distributore.