Cresce l’alimentare italiano, almeno secondo lo studio Prometeia-Intesa Sanpaolo. Se l’economia del Belpaese stenta a riprendersi ci sono settori, i cosiddetti anticiclici, che evidenziano un aumento del fatturato. Prima del comparto alimentare si posiziona il farmaceutico che tra gennaio e maggio 2013 mostra una soddisfacente crescita del giro d’affari. In territorio negativo tutti gli altri comparti, sequenzialmente elettronica, elettrodomestici, chimici, meccanica, moda e così via.
D’altra parte il contesto economico del Belpaese continua a soffrire e nelle previsioni degli istituti di ricerca si attende per il 2013 un pil a –1,6% e solo l’anno prossimo è atteso un leggero recupero che, secondo alcuni, dovrebbe attestarsi all’1%. Anche se l’esperienza di questi ultimi sette anni mostra come le previsioni a sei mesi risultino assai incerte figuriamoci quelle a quindici mese.
Nel segmento dell’alimentare e bevande l’incremento dei ricavi di vendita derivano per lo più da una variazione positiva dell’export che nel periodo gennaio-aprile 2013 fa registrare un +8,3% dietro un +19,6% dell’inarrivabile farmaceutica. Nel dettaglio la produzione alimentare e bevande è cresciuta nelle esportazioni verso il Nord Africa e il Medioriente del 29,3%, verso la Cina del 26%, verso gli Usa del 7,8% e verso l’Europa Occidentale del 5,1%. Se i consumi italiani sono deboli, dal 2007 la domanda interna è diminuita dell’11,8%, non appaiono particolarmente robusti neppure quelli europei e dunque fa bene l’industria italiana che guarda al Mediterraneo, all’Asia e all’America come mercati di sbocco dei propri prodotti che vantano l’immagine vincente del Made in Italy.
La recessione anche in Italia ha marginalizzato le imprese più deboli, scarsamente export oriented, ma ha anche offerto una grande opportunità agli imprenditori più laboriosi, lungimiranti ed aperti di liberare creatività e idee troppo lungamente imprigionate in modelli d’impresa vetusti.