Capodarco di Fermo, 4 dicembre 2009 – Desiderano giornalisti liberi ma organizzano tour guidati per la stampa. E’ il paradosso in cui è scivolata Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati – Unhcr -. Intervenuta al tradizionale seminario giornalistico organizzato dalla comunità di don Vinicio Albanesi, l’elegante signora Boldrini ha spiegato all’affollata platea le sue difficoltà a convincere i direttore delle testate ad investire soldi nei viaggi organizzati. La colpa, secondo la tesi della raffinata signora Boldrini, è insomma dei direttori dei principali giornali italiani che a seguito dei tagli di bilancio non inviano più reporter nei tour all’estero. Una delle prime regole di un giornalismo indipendente dovrebbe proprio essere quello di svincolarsi dalle fonti eterodirette e ricercare autonomamente testimonianze autentiche e valide. Il coinvolgente Mario Calabresi, fresco direttore de La Stampa, ha replicato affermando che nessuno taglia le buone inchieste sul campo. Il punto è che per fare buon giornalismo non si va con un tour guidato. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati svolge un compito davvero rilevante ma cercare di coinvolgere la stampa attraverso visite guidate non è da giornalismo del terzo millennio. Per un reporter visitare Paesi in guerra come il Pakistan o lo Yemen è molto rischioso ma farlo sotto l’ala protettrice di una organizzazione umanitaria non consente di indagare con libertà. Dubito che il giornalismo anglossassone sarebbe diventato quello che è se avesse camminato sotto questo asfissiante ombrello. Tanto più che ad ottobre al Festival Internazionale di Ferrara la solida Linda Polman, preparata ed agguerrita giornalista olandese, ha ribadito la sua tesi pessimistica sul lavoro delle organizzazioni umanitarie nei teatri di guerra richiamando l’attenzione sull’industria internazionale della solidarietà. Inoltre chi si occupa di comunicazione e di uffici stampa è certamente avvezzo al fatto che per ricercare l’interesse dei media occorre imparare ad aggirare gli ostacoli ed a proporre soluzioni sempre nuove. Attribuire colpa ai direttori dei giornali per il silenzio dell’opera dell’Unhcr non serve, anzi si alzano inutili barriere. Serve semmai costruire, elaborare, creare nuove forme di dialogo che attraggano l’attenzione di media sempre più attenti ai colori, ai suoni ed alle immagini e sempre meno alla parola scritta. Sicuramente però l’intelligente signora Boldrini in queste ore sta lavorando proprio su questo.

pubblicato sul quotidiano on line “Affari Italiani”