Lisbona – Non siamo a Ferrara dove è in corso in questi giorni l’annuale rassegna internazionale degli artisti di strada. Siamo a Rua Augusta, tra le vie più importanti dello shopping a Lisbona. L’uomo sospeso da terra è “staticman”, una delle principali attrazioni dei lusitani e dei turisti che percorrono l’affollata strada. Rimane immobile per lunghe ore reclinando leggermente solo il capo, un duro esercizio di equilibrismo che ricorda quello più impegnativo in cui sono coinvolti oltre dieci milioni di portoghesi che pur usando l’euro si sentono poco europei . Il contagio della malattia greca potrebbe coinvolgere il paese di Vasco da Gama per l’alto debito pubblico e privato, finora fuori controllo. A maggio il governo di José Socrates ha pianificato fino al 2013 la riduzione del deficit in rapporto al pil – la ricchezza prodotta annualmente – attraverso la compressione dei costi della pubblica amministrazione, il taglio dei salari pubblici, il rinvio degli investimenti statali e l’aumento delle tasse per le imprese e i cittadini. Misure drastiche criticate dai politici, dai sindacati e dagli industriali, che non hanno neppure impedito a luglio il declassamento del rating del paese da parte delle tre famigerate sorelle americane, le note agenzie private di rating. Tra i paesi Pigs esposti al rischio default il Portogallo è sempre stato dietro la Grecia e il rischio valanga è all’angolo. Il sistema portoghese combatte da numerosi decenni la mancata crescita economica – negli ultimi dieci anni il pil è sempre stato inferiore all’1% -, nonostante alcune intrinseche potenzialità, quali il settore agricolo, la pesca, alcuni comparti industriali e il crescente turismo. Ora il piano di lacrime e sangue del premier Socrates ridurrà ulteriormente i limitati consumi e i pochi investimenti incrementando la già elevata distanza con le altre aree dell’Eurozona. I lusitani, come “staticman” appaiono sospesi dalla terraferma nella speranza che gli errori dei governanti di ieri e di oggi non li soffochino. La corsa dell’euro alla fine degli anni Novanta probabilmente si doveva fermare molto prima di Cabo da Roca.

pubblicato sul quotidiano on line “Affari Italiani”