Roma, 23 novembre 2006 – L’attacco di ieri ad una piattaforma petrolifera del gruppo Eni avvenuto in Nigeria ad opera di bande locali ripropone la necessità di adottare un piano energetico nazionale. Il più grande acquirente di petrolio è l’America del Nord, crescono del 10-15% annue le richieste da Cina e India il cui Pil è in perenne ascesa. L’Opec, che riunisce i principali Paesi produttori, mira a contenere gli attuali cali di prezzo sui mercati internazionali riducendo le quantità vendute. Tiene naturalmente il mercato “parallelo” frutto di vendite “sottobanco” da parte sia dei produttori dissenzienti che di piccoli furti dagli oleodotti da parte di bande locali che sottraendo greggio lo dirottano poi sul “parallelo”. Si riduce in tal modo il minor venduto deciso dall’Opec. D’altra parte non è una novità la voracità personale di molti governanti. Sul gas la Russia da più di un anno sta lavorando per creare un cartello internazionale simile all’Opec che ne monopolizzerebbe la vendita manovrando il prezzo. In diversi consessi, anche militari come la Nato, sono stati creati dei gruppi di lavoro per monitorare l’avanzamento dei progetto russo che se realizzato altererebbe numerosi equilibri geopolitici ed economici. Dinnanzi questo scenario l’Italia gioca un ruolo piccolo ma deve mirare a dotarsi di diversificazione sia di fonti che di Paesi. Purtroppo però dopo più di sei mesi di governo non si ha traccia nè di studi, nè di provvedimenti in tal senso.