Alberto VacchiFa un certo effetto leggere l’intervista di Alberto Vacchi apparsa sulla “Repubblica” di ieri, 24 aprile 2016. Luciano Nigro ha raccolto parole nette e chiare, che lasciano poco spazio alla fantasia. Vacchi non è solo l’industriale sconfitto per nove miseri voti al Consiglio generale di Confindustria del 31 marzo scorso, è soprattutto la faccia di una Italia produttiva che guarda senza timidezza i competitor internazionali. Lo scontro per la successione di Giorgio Squinzi ha visto da una parte Vincenzo Boccia, leader dei piccoli e medi imprenditori, assiduo frequentatore di Viale dell’Astronomia e conoscitore delle dinamiche politiche e dall’altra Alberto Vacchi, che ha coagulato le grandi imprese private export oriented, con visioni fortemente competitive. Nell’intervista lo sconfitto dichiara di non accettare incarichi di vertice, di rifiutare di guidare la fronda interna e di sperare nei cambiamenti altrimenti Confindustria lentamente si disgregherà. Attende la presentazione della squadra di Boccia per capire se le tensioni al cambiamento saranno accolte. Ma Vacchi sa bene che dalla Marcegaglia in poi, fino a Boccia, c’è una continua linea di comando, molto legata al sistema confindustriale e alle dinamiche romane e la recente nomina del cda del Sole 24 Ore lo dimostra ancora una volta. Vedremo se Vacchi dopo aver lavorato alla fusione tra le sedi di Bologna, Ferrara e Modena abbia ancora voglia di dedicare risorse e tempo ad una casa che, di giorno in giorno, appare sempre meno la sua.