Sull’ennesimo, vero o presunto, scandalo italiano, con sospetti finanziamenti russi alla politica italiana intervisto la deputata Deborah Bergamini, esponente di Forza Italia.

Come valuta l’intera faccenda?
“Noi liberali non abbiamo l’abitudine di emettere condanne o elargire assoluzioni sulla base di ricostruzioni di stampa che, per quanto accurate, tendono comunque ad essere incomplete. Evitiamo i giudizi sommari e proviamo, prima di farci un’idea, a basarci su fatti incontrovertibili. Cerchiamo di non far cocciutamente aderire la realtà alle nostre tesi preconcette o alle utilità momentanee che ci mettiamo in testa di raggiungere, puntando il dito in qua e in là”.

Va bene il metodo ma nella sostanza che ne pensa?
“Un fatto per ora accertato, al di là di ogni ragionevole dubbio, è che Salvini i voti li ha presi in Italia e non a Mosca. Altro fatto accertato è che il Movimento 5 Stelle, così disinvolto nel chiedere mesi fa l’impeachment per il Presidente della Repubblica, non è stato altrettanto pronto a chiedere l’impeachment nei confronti dell’alleato Salvini. Come mai? Questa è, per ora, la realtà. Per il resto dovremo attendere gli accertamenti in corso da parte della Procura di Milano”.

Se vogliamo andare oltre la vicenda giudiziaria, qual è la sua valutazione politica?
“Negli ultimi anni molti partiti italiani hanno gestito le relazioni internazionali in nome e per conto di tutti gli italiani con grande leggerezza, per non dire insipienza. Si va dal tifo di parte di nostri esponenti politici nelle elezioni di altri stati fino ad arrivare al supporto esplicito, da parte di un membro dell’attuale governo, al movimento sovversivo dei gilet gialli in Francia. Guidare la politica internazionale di un Paese su basi ideologiche anziché sulla base degli interessi nazionali è molto rischioso per un Paese come il nostro”.

Ci può fare qualche esempio?
“Per essere più concreti non possiamo dimenticarci che siamo una nazione che vive di export, che vende all’estero quasi 500 miliardi di dollari di prodotti. Ve la immaginate, voi, un’azienda che vende beni per 500 miliardi di dollari nel mondo che si mette ad interferire nelle questioni politiche di uno Stato? Avete mai sentito Nike, Coca Cola, Ferrero e così via intervenire su questioni di politica interna? No. E sapete perché? Perché gli interessi dell’azienda e dei lavoratori vengono prima di tutto. Così dovrebbe essere per la tutela del prodotto italiano. L’interesse delle nostre aziende, dei nostri lavoratori, del nostro “brand”, dovrebbe essere il primo valore da salvaguardare, senza dannose divisioni. Si può e si deve discutere molto sull’operato dei governi Berlusconi, ma bisogna riconoscergli la straordinaria capacità di aver costruito relazioni forti con gli Stati Uniti e la Russia, come con il mondo arabo e con Israele, avendo avuto l’intelligenza e la lungimiranza di non prendere posizioni controverse in questioni interne”.

In cosa consiste il “prima l’Italia e gli italiani” in politica estera?
“Si dovrebbe usare sempre il principio di prudenza ed accantonare ideologie e tifoserie per fare grande il nostro paese, difendendone gli interessi. In questo senso noi di Forza Italia auspichiamo che finisca la stagione delle contrapposizioni in politica estera. La responsabilità a cui tutti i partiti italiani dovrebbero sentirsi chiamati è quella di essere compatti e forti nel lavorare affinché l’Italia ritrovi quella centralità e quella autorevolezza che negli ultimi anni è venuta purtroppo a mancare”.

pubblicato sul quotidiano online “Affari Italiani”