Roma, 8 agosto 2008 – Sarà un autunno impegnativo per i vertici della Telecom. Il fronte dei sostenitori della ripubblicizzazione della rete di telecomunicazione nazionale cresce di ora in ora. Per ultimo Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti, poste e tlc della Camera, sta per avviare una indagine conoscitiva sullo stato delle telecomunicazioni italiane. L’obiettivo è di presentare fra due o tre mesi una dettagliata relazione al governo in cui sosterrà l’esigenza, per questioni di sicurezza nazionale, di una gestione pubblica delle reti infrastrutturali. Si rispolvera dunque l’ipotesi del povero Rovati che ebbe sfortuna nel precedente governo, quello di Prodi.

Per la Telecom sarebbe un bel danno, tanto più che si unirebbe ad altri due macigni che da tempo l’assillano. Il primo è quello dell’indebitamento finanziario assai elevato – attualmente pari a 37.172 milioni di euro – rispetto la situazione patrimoniale ed economica del gruppo, il secondo è l’avvio di un credibile piano industriale da troppo tempo rinviato. Scelte dolorose e contestate dalle sigle sindacali ma non più differibili per una azienda che continua a perdere autorevolezza e appeal agli occhi dei consumatori. Il canone fisso mensile pagato dai suoi clienti, e solo dai suoi clienti, suona come un retaggio del Novecento e non come un moderno servizio del Duemila, compromettendo quel valore a lungo termine che è l’immagine societaria. 

Le perdite di Piazza Affari degli ultimi giorni sono destinate a permanere nei prossimi mesi e la semestrale divulgata oggi riporta cali generalizzati, -3,3% dei ricavi del gruppo, -24% dell’utile netto e -12,6% del Mol. D’altra parte il rientro dell’indebitamento è troppo lento ed è finora dipeso più dallo smobilizzo crediti che dal flusso finanziario derivante dallla gestione caratteristica. Sul piano commerciale il rallentamento della crescita nell’area internazionale -a partire dalla critica Tim Brasil – non è sostanzialmente compensato dal mercato italiano. Il recente piano di ristrutturazione di Franco Bernabè, l’attuale amministratore delegato del gruppo, che ha previsto oltre cinquemila dipendenti in meno nei prossimi due anni e 300milioni di euro di riduzione di costi annui non ha ottenuto apprezzabili segnali dalla comunità finanziaria internazionale. E’ forte l’attesa di una offerta di acquisto da parte di Telefonica, l’azionista spagnolo della Telecom. E in questo contesto pesa ancora di più l’assenza di un serio piano industriale.