Napoli, 30 gennaio 2006 – E’ stato diffuso il comunicato Fiat sul consuntivo dell’anno appena trascorso. I dati sono tutti in milioni di euro e riguardano l’intero gruppo Fiat. I ricavi ammontano a 46.544 facendoci capire che il gruppo è davvero indispensabile per l’economia italiana. Rispetto al 2004 il fatturato è aumentato solo del 2%. Troppo poco. Il risultato operativo dichiarato è pari a 2.215 grazie all’indennizzo General Motors e alla plusvalenza per la cessione della partecipazione in Italenergia BIS. Senza queste due voci straordinarie il risultato operativo sarebbe stato assai magro, pari a 237. L’utile netto è 1.420 ma senza quelle due voci sarebbe stato pari a zero. Insomma il bilancio è in  pareggio. Per il futuro tre poste contabili devono attirare l’attenzione di Sergio Malchionne e dei suoi uomini. L’amministratore delegato deve ridurre l’indebitamento totale che solo per il 17% deriva dalle attività industriali. Certo rispetto al 2004 è diminuito grazie anche all’estinzione del finanziamento Convertendo ed ai due citati eventi straordinari, ma rimane comunque elevato, 18.523 non è poco. E’ pari quasi al 40% del fatturato di un anno. Se i debiti vanno ridotti, invece gli investimenti devono crescere. Oggi il gruppo Fiat spende 2.636 per investire sul proprio futuro, meno del 6% del fatturato. Terzo ed ultimo elemento di allarme sono i costi di Ricerca e Sviluppo che sono caricati per 1.400 sul conto economico. Le stesse cifre per gli investimenti e per i costi di R & S  le trovavamo nel bilancio 2004. Insomma il gruppo Fiat punta poco su se stesso. Nonostante la borsa milanese stia apprezzando questi dati di bilancio, rafforzati dal nuovo giudizio dell’agenzia Moody’s che ha spostato da negativo a stabile il giudizio degli investimenti sul titolo Fiat, il top management dovrà lavorare ancora molto. Quando non ci saranno più entrate finanziarie straordinarie e si dovrà puntare solo sulla competitività delle business area cosa accadrà? In questi giorni a Torino e a Piazza Affari si riparla di  politica dei dividenti ma con il taglio degli aiuti pubblici alla mobilità lunga e con la necessità di dover investire molto è bene che il discorso venga accantonato per almeno dodici mesi. La borsa difficilmente capirà e il titolo potrà scendere. A questo punto la famiglia Agnelli dovrà ricompattarsi attorno a Marchionne convinta che il piano industriale sia prioritario rispetto alle speculazioni borsistiche. Se si vuole rimanere imprenditori, beninteso.