Ignazio Visco nella sua prima assemblea annuale da Governatore della Banca d’Italia ha testualmente parlato di composizioni bancarie pletoriche che deresponsabilizzano i consiglieri e che si riflettono negativamente sulla funzionalità degli organi collegiali. Sono necessari, prosegue Visco, interventi incisivi sui costi operativi in particolare sul costo del lavoro incluse le remunerazioni degli amministratori e dell’alta dirigenza che devono ridursi. Già in precedenza si era soffermato sulle principali distorsioni del sistema bancario italiano che vede le famiglie finanziare le imprese con una quota attorno all’85% del totale prestiti aziendali e la redditività dei nostri intermediari bancari, strutturalmente bassa, oggi in ulteriore calo per il rallentamento degli impieghi e il contemporaneo peggioramento del rischio di credito. Eppure in Italia non abbiamo fortunatamente vissuto bolle immobiliari, come per esempio è avvenuto in Spagna, e neppure crisi per l’alto indebitamento delle famiglie. Insomma le banche italiane anche se sono vissute in ambiente più protetto non hanno saputo approfittare delle aggregazioni, avvenute nell’ultimo decennio, per limare i costi interni e accrescere la redditività finale. Nelle sue Considerazioni finali Visco  non dimentica di citare l’ingente liquidità recentemente accordata dalla Bce agli intermediari europei, pari a 1000 miliardi di euro di cui 255 miliardi sono andati a 112 banche italiane. Liquidità usata dalla italiche banche per rafforzarsi e solo il governatore vede  “segnali che il miglioramento della liquidità delle banche stia favorendo l’offerta di credito”. I piccoli e medi imprenditori e le famiglie non sono per niente d’accordo. Certo nel Belpaese le piccole e medie imprese hanno patrimoni esigui e dipendono troppo dalle banche che, per esempio, concedono loro finanziamenti entro dodici mesi nella misura doppia di quello che accade in Francia e in Germania, ma attraverso gli affidamenti in conto corrente le imprese italiane vivono. Nelle previsioni Bankitalia quest’anno la caduta del pil italiano  si aggirerà intorno all’1,5%  e se le tensioni sul debito sovrano non trovano  soluzione  nell’accelerazione dell’integrazione europea  la politica monetaria di per sé non potrà sanare gli squilibri dell’area euro. Le banche italiane e i suoi azionisti sono avvisati.

pubblicato sul quotidiano online ”Affari Italiani”