Alberto Sordi sin dagli anni Cinquanta l’aveva dipinta come una classe dedita a piccoli compromessi e a quotidiani intrallazzi necessari per arrangiarsi. Con “Un borghese piccolo piccolo” firmato dal grande Mario Monicelli alla fine degli anni Settanta l’attore romano ne rappresentava però già la parabola discendente. Ma solo oggi assistiamo al concreto progressivo svuotamento della classe media e al suo impoverimento. Eppure una volta si entrava in azienda o nella pubblica amministrazione con qualifiche di medio livello in attesa di crescere grazie a relazioni che nel frattempo si costruivano oppure più raramente per i meriti conseguiti. Ora la porta d’ingresso nel mondo del lavoro gira come quella degli alberghi più prestigiosi.
“Il cambiamento delle opportunità lavorative” le definisce in un paper di Elisabetta Olivieri la banca d’Italia che ne ha studiato le tendenze nell’ambito di un progetto sostenuto dalla Commissione europea.
Nell’ultimo quindicennio in Italia si sono ridotte le ore lavorate nelle occupazioni a media qualifica e sono cresciute quelle nelle professioni intellettuali a causa delle continue innovazioni tecnologiche, della pressante informatizzazione dei processi produttivi e probabilmente anche della feroce delocalizzazione all’estero. Scompaiono dunque impiegati d’ufficio e segretarie che svolgevano un lavoro di routine, artigiani e operai specializzati, che nell’Occidente per cinquant’anni hanno rappresentato la felice operosità lavorativa. La classe media che continua a sopravvivere si ritrova alla fine di ogni mese con salari sempre più contenuti. Anche negli Stati Uniti succede la stessa cosa, solo che lì sono subito cresciute le professioni a bassa qualifica come fast-food, imprese di pulizia e servizi alla persona mentre da noi all’inizio tutto si è spostato sulle professioni ad alta qualifica come le professioni tecniche, gli imprenditori e i manager. Ciò non ha impedito che anche negli Usa da almeno un decennio aumentino i working poor, coloro che pur lavorando non riescono ad arrivare a fine mese, e che si assottigli il ceto medio, ma per lo meno sono aumentate le opportunità di avere un lavoro. In Italia solo negli ultimissimi anni questi cambiamenti lavorativi, più marcati nel Centro-Nord e tra gli uomini, hanno coinvolto anche le occupazioni con bassa qualifica quali le professioni non qualificate, gli operai generici e gli autisti. Ci sono dunque più possibilità di ricercare lavoro anche se con qualifiche di basso livello e il ceto medio che non può accedere all’allargamento della fascia alta si proietta all’indietro assicurandosi comunque una occupazione e un salario. Inizia così anche nel belpaese quella mobilità lavorativa che trova oltreoceano le sue forti radici storiche. Insomma ad andare in paradiso non è la classe operaia di Elio Petri e dello strepitoso Gian Maria Volonté ma il ceto medio, borghese, dell’Albertone nazionale.

pubblicato sul quotidiano online ”Affari Italiani”