logo GranaroloI successi internazionali del piatto tipico della dieta mediterranea accrescono i desideri degli investitori e il gruppo bolognese Granarolo che nel 2014 ha fatturato oltre 1 miliardo di euro compra la metà dell’omonimo Pastificio. In comune hanno la sede sociale, in un comune famoso un tempo come il granaio di Bologna. Il piccolo pastificio dell’Emilia Romagna che nel 2014 ha fatturato poco meno di 10 milioni di euro, è conosciuto più per la pasta all’uovo, famose sono le sue tagliatelle, che per la contenuta produzione di pasta di semola di grano duro. Punta sulla qualità della limitata produzione con un approccio che un tempo si sarebbe detto più artigianale che industriale e realizza il 70% del giro d’affari con la pasta all’uovo venduta nel segmento premium. Molto presente nel centro nord mentre all’estero fattura appena il 15% del totale anche se è presente nei selettivi mercati food della Germania, del Regno Unito, del Belgio e del Giappone. Il gruppo Granarolo nei prossimi 4-6 anni potrà incrementare la sua partecipazione e rilevare ovviamente l’intero pastificio. Una operazione di acquisizione che non modifica il comparto della pasta italiana ma che indica una precisa strategia di diversificazione produttiva del colosso del latte. Il grande gruppo bolognese ha infatti acquisito il piccolo stabilimento solo per ampliare il proprio portafoglio prodotti e presentarsi all’estero con maggiori munizioni, soprattutto nei paesi in cui ancora non è presente, come ha esplicitamente affermato il suo presidente Gianpiero Calzolari. L’obiettivo per il colosso del latte che ha 12 stabilimenti in Italia e 2 in Francia è raggiungere entro l’anno prossimo il 40% del fatturato totale all’estero. Ma dovrà sapientemente valorizzare un nuovo prodotto che non conosce e non rientra nel suo core business incentrato per il 46% nel latte e per il 34% nei formaggi e nel burro. Dalla sua il gruppo ha la voglia di crescere visto che negli ultimi due anni ha inserito ben 19 nuovi prodotti nel suo portafoglio. Bisognerà vedere quando inciderà la focalizzazione monoprodotto del suo primo azionista, il consorzio dei produttori del latte ha infatti ben il 77% del capitale del gruppo. Non è dunque scontata, come avviene in simili acquisizioni, la sicura crescita di valore e di fatturato per il piccolo pastificio Granarolo.

pubblicato sul quotidiano online “Affari Italiani”