Prende corpo in queste ore in alcuni ambienti politici l’idea di un governo istituzionale guidato da Renato Schifani, presidente del Senato, a cui partecipano tutte la maggiori formazioni politiche eccetto Idv di Di Pietro che insistentemente prosegue nella sua richiesta di voto anticipato, sicuro, assieme all’Udc di Casini, di ricevere un successo elettorale.
Ma pare che la strada verso un esecutivo presieduto da una personalità istituzionale sia l’ipotesi più forte in campo oggi.
Seppur espressione del pdl di Berlusconi il presidente Schifani è riconosciuto anche dall’opposizione del Pd di Bersani come un uomo saggio ed equilibrato, capace di fare quelle riforme attese dall’Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale.
L’idea di un esecutivo Monti passerebbe a questo punto in secondo piano perchè ritenuto privo di un forte ancoraggio politico che viceversa garantisce l’approvazione parlamentare ai futuri draconiani provvedimenti governativi.
Il Pd non mostra alcuna intenzione di assumere la guida del Paese in un momento in cui ci sono da fare riforme delle pensioni, tagli alla pubblica amministrazione, privatizzazioni e liberarizzazioni. Senza parlare delle necessarie riforme nel mercato del lavoro tra le quali maggiori possibilità di licenziare a fronte di un mercato in entrata più snello. Insomma un programma da lacrime e sangue di cui nessuno vuole assumersi la massima responsabilità: semmai condividere gli oneri per spartirsi il malcontento elettorale.
Inoltre il presidente della Repubblica – è una vera fortuna per il Belpaese avere Giorgio Napolitano come elemento di garanzia e punto di equilibrio del “Sistema Italia” – desidera rispettare il bipolarismo che connota questa “Seconda Repubblica”. E la soluzione Schifani permette al Capo dello Stato di rispettare questo principio, dando incarico ad un uomo che proviene dalla maggioranza elettorale, ma che consentirà grazie alle qualità riconosciute quelle riforme strutturali richieste dai mercati e dalle istituzioni internazionali.
Le altre forze politiche accetterebbero pur di allontanare lo spettro delle elezioni che porterebbe a risultati assai deludenti per ciò che riguarda la maggioranza e poco incisivi ai fini della governabilità parlamentare per il partito democratico.
Questo nuovo esecutivo dovrebbe essere incaricato di approvare tutte riforme economiche e sociali indispensabili a salvare la nostra economia dai feroci attacchi finanziari completando la sua opera nei prossimi tre mesi. Non è improbabile, però, che i tempi si allunghino e che a quel punto numerosi parlamentari lavorino per giungere al traguardo minimo per il vitalizio parlamentare.
D’altra parte le esigenze elettorali e le logiche individualistiche sono gli aghi della bussola usati dalla nostra classe politica.