L’onda di ottimismo portata dal vaccino anti covid-19 in queste ultime settimane rende sempre più concreto lo scenario disegnato a settembre dalla Sace nell’ultimo “Rapporto Export”. Uno scenario definito di base dalla società pubblica specializzata nell’export che prevede previsioni beneauguranti per le imprese esportatrici italiane e dunque per l’intero paese. Dal 2012 al 2019 la crescita media annua dell’export italiano è stata pari al 3%, quest’anno il crollo si aggirerà intorno all’11% ma per la Sace la ripresa registrerà +9% nel 2021 e +5% come media annua nei ventiquattro mesi successivi. Nel 2022 dovremmo dunque recuperare il crollo di quest’anno e tornare in zona positiva, soprattutto attraverso il presidio di quei mercati esteri, geograficamente e culturalmente più distanti dall’Italia, nei quali si sostanzia un importante vantaggio competitivo per le imprese italiane. Sia ben chiaro che il contesto è critico dappertutto, a partire dall’Europa e dal Nord America nei quali si concentra ben il 60% delle vendite delle aziende italiane. In particolare nel suo Rapporto la Sace per l’industria alimentare e delle bevande prosegue a consigliare gli Usa e il Giappone mentre per l’agribusiness il Perù e l’Angola. Il valore delle esportazioni italiane annue di food & beverage pari a 27 miliardi di euro dovrebbe crescere in questo scenario di poco più di un miliardo nel 2021. Nel contempo nelle imprese italiane i piani commerciali nazionali recupereranno terreno puntando sulle leve del marketing e della comunicazione.