Roma – Brutte notizie da Mario Draghi. Il  governatore della Banca d’Italia disegna i pericoli e le criticità dell’Italia e  dell’intero sistema internazionale. La sede è l’assemblea ordinaria dei soci della banca. Nel 2010 il pil mondo dovrebbe crescere ad un tasso del 4% come media generale tra Paesi che spingono molto come la Cina ed altri che al contrario combattono una forte recessione. Il problema è soprattutto per quei paesi che hanno sia un elevato deficit di bilancio o un alto debito pubblico sia una bassa crescita economica. Per loro non rimane che contenere le spese correnti e approntare forti riforme strutturali. Un percorso difficile che richiede secondo il governatore un coordinamento internazionale. Draghi non precisa a quali Nazioni si riferisca ma è facile risalire alla Grecia, agli altri paesi Pigs – Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – e sicuramente anche all’Italia. Per uscire dalla crisi che investe il mondo da quasi tre anni serve incidere sulla domanda globale che non decolla perché se negli Usa e in numerosi paesi europei i consumi interni e gli investimenti sono compressi nelle altre Nazioni, pur con avanzi di bilancio, i consumi internazionali non decollano. Un futuro dunque nero, sembra concludere il governatore di Bankitalia il quale individua in uno strumento di coordinamento finanziario internazionale, il Financial Stability Board da lui presieduto, la forza per arginare e superare la crisi. Se la crisi è scaturita dalle carenze regolamentari e di vigilanza presenti nelle più importanti piazze finanziarie Draghi ripropone la nota agenda FSB che agisce su quattro scenari, cioè sulle banche, sugli intermediari sistemici, sulle agenzie di rating e sui mercati finanziari già regolamentati. Un percorso a lungo termine, lo definisce Draghi, il quale assorbe le critiche dei banchieri internazionali, tradizionalmente poco inclini alle regolamentazioni, prospettando loro una riforma graduale, successiva al consolidamento della ripresa. Il governatore parla dunque di regole e limiti che saranno operativi non prima di almeno tre anni. Ma il primo test per verificare la volontà internazionale di ridisegnare le regole finanziarie sarà a novembre durante il Summit del G20 a Seoul. La posta in gioco sarà la riforma di Basilea 2 ma l’attenzione generale punterà sulla reale volontà di incidere sulle cause della persistente crisi.