L’emergenza cinema scatena la grinta dei giovani registi e delle più agguerrite case di produzione indipendenti. Succede a Napoli con “Là-bas”, il film che un mese fa alla 68esima Mostra d’arte cinematografica ha vinto il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e che nei prossimi giorni sarà nelle sale italiane. I punti di forza del nuovo cinema italiano poggiano su sceneggiature robuste, giovani attori determinati e tanta volontaria abnegazione del team di lavoro. In queste condizioni il genere privilegiato è ovviamente il nuovo realismo, il docufilm. Guido Lombardi, il 36enne regista partenopeo, con una bella sceneggiatura e con degli attori e un team motivati ha realizzato un film davvero interessante che è costato poco ai tre produttori indipendenti napoletani. E’ il racconto degli immigrati africani nella provincia casertana che ben presto si trovano al bivio tra una vita da consumare velocemente nella illegalità più feroce o una esistenza da ricercare nel mondo civile. Un dilemma intenso che attraversa le coscienze degli immigrati per lo più illegali attratti da una delle province più inquiete del Belpaese.

Lo Stato destina annualmente sempre meno risorse al cinema e quest’anno solo con un decreto legge correttivo concomitante all’elezione di Giancarlo Galan a nuovo ministro per i Beni e le Attività Culturali il governo Berlusconi ha ripristinato il fus, il fondo unico dello spettacolo, ai valori dell’anno precedente. Su 428 milioni di euro destinati all’intero mondo dello spettacolo il comparto del cinema italiano ha una piccola quota annuale, attorno al 18%. La metà del fus viene impiegata per i 14 teatri di tradizione lirica e per i costosi apparati di funzionamento.

In questi mesi il ministro Galan sta cercando di ridurre il numero di fondazioni liriche da sostenere nel prossimo riparto fus, concentrando solo sui principali teatri lirici i fondi pubblici per liberare risorse per gli altri comparti. Un disegno difficile per le pressioni politiche locali che attraverso le fondazioni liriche esercitano potere e clientele. In ogni caso le risorse liberate darebbero maggiore linfa al teatro di prosa e alle attività musicali che non al cinema che ha modelli di business diversi.

Al cinema italiano, in pieno ciclo economico recessivo, non rimane che proseguire lungo la strada premiata alla Mostra veneziana che punta sulla solida scrittura, sui giovani talenti artistici e sulla volontarietà del lavoro dei tecnici. Poche grandi e ricche case di produzione saranno concentrate sui cinepanettoni mentre una miriade di piccoli produttori indipendenti lavoreranno su mirati progetti in futuro sempre più sostenuti dal product placement, dalle aziende che veicoleranno esplicitamente dei propri messaggi nella narrazione filmica.