Comunicazione agroalimentareLa comunicazione delle imprese del comparto agroalimentare ha un compito molto delicato. Riguarda l’impiego dei prodotti e la sua fruizione. La rete internet, tra le altre cose, ha introdotto velocità e moltiplicazione di contatti che rendono la funzione ancor più delicata. Per veicolare innovazioni di prodotti o di processi il comunicatore non deve utilizzare molto bene solo la tecnica giornalistica e la cultura digitale.  Per esempio se non si pone nessun problema nell’effettuare una campagna stampa per un nuovo formato di pasta, il discorso cambia se bisogna veicolare una nuova miscela di semole che potrebbe indurre problemi digestivi a soggetti particolari. Servono preventivamente tutte le informazioni disponibili, conoscere personalmente le novità e approfondire, attraverso gli esperti, gli aspetti salutistici e dell’alimentazione.  L’industria italiana food e beverage deve cioè diventare sempre più una fonte attendibile e imparziale chiamando la proprietà ad un costante sforzo etico e i comunicatori d’impresa ad un presidio forte e, per quanto possibile, autonomo per acquisire quella reputazione necessaria a fornire news per il mondo dell’informazione e per i consumatori.

Anche perché ormai la mediazione giornalistica, soprattutto nell’online, si sta progressivamente riducendo mentre crescono le piattaforme di aggregazione di notizie che provengono da fonti multiple e non sempre riconosciute. Invece per evidenti esigenze ogni news diffusa sui prodotti e sulle imprese alimentari deve essere meticolosamente ragionata e assemblata, frutto di una responsabile strategia di comunicazione aziendale. Questa cura per i dettagli è molto diversa dall’attenzione richiesta dalle normative delle Authority che riguardano per lo più le procedure e meccanismi informativi.

La reputazione sarà l’attributo che connoterà sempre più in futuro i comunicatori dell’agroalimentare, difficile da ottenere e conservare, ma se è presente accelera la trasmissione delle informazioni dall’azienda al mondo dei media e dei consumatori, attribuendo significativi incrementi di flessibilità e dinamicità all’organizzazione d’impresa.