filiera pomodoroIl crollo delle vendite delle produzioni agroalimentari campane causate dall’inquinamento delle terre ad opera della camorra impone una totale riorganizzazione della comunicazione di settore e solo l’introduzione di un piano di crisis management consente di veicolare messaggi trasparenti ed efficaci affiancati da atteggiamenti di concreta disponibilità, di apertura al dialogo e di comprensione per le preoccupazione degli interlocutori coinvolti.

Nella crisis room non deve mai mancare la consapevolezza dell’importanza di mostrare la dimensione sociale ed etica dell’impresa. L’azienda deve esibire i principi etici che la guidano, i valori su cui ha costruito il suo percorso di crescita e di sviluppo. Che li abbia esplicitati o meno ogni attività incorpora dei valori e dei principi etici a cui nelle fasi critiche occorre aggrapparsi.

Se consideriamo che gran parte della produzione agroalimentare italiana si rivolge sempre più all’export e che numerosi paesi, con maggiore sensibilità etica, sociale ed ambientalista, richiedono tracciabilità valoriale allora gli imprenditori del Belpaese devono rimediare. Come? Con il marchio di qualità etica.

Nei prossimi giorni sarà in Italia una delegazione norvegese costituita da distributori, rappresentanti dei consumatori ed esperti di commercio etico che intende verificare se il pomodoro italiano che arriva sulle loro tavole sia stato raccolto sfruttando, grazie al caporalato, manodopera immigrata e se sono reali le altre irregolarità nella filiera di cui si parla da troppi mesi ad Oslo e dintorni. A luglio il sindacato norvegese aveva già richiesto ai sindacati italiani un primo riscontro ma in questi giorni intende verificare di persona, prima a Roma e poi nel Sud Italia.

Certo il mercato norvegese vale meno dell’1% del totale delle vendite di pomodoro all’estero eppure suona come un potente campanello di allarme. L’attenzione all’eticità dell’intera filiera deve trovare nel marchio di qualità etica il suo naturale completamento. Sarebbe un modo per disorientare la contraffazione e ridare slancio al Made in Italy.