L’ira di Putin non colpisce, al momento, il nostro “petrolio”. Nell’ambito dell’agroalimentare il consuntivo  2016 mostra la piacevole crescita, del 6,3% in volume e del 4,8% in valore, dell’esportazione di salumi italiani. 1,4 miliardi di euro di export sono un ottimo risultato soprattutto se, in varie parti del mondo, avanzano le barriere commerciali. A dire il vero anche le importazioni di salumi sono aumentare ma il saldo commerciale del settore è sempre poderoso e si attesta a 1,2 miliardi di euro. Il prosciutto crudo stagionato è il primo prodotto esportato con il 40% della quota, segue con il 21% mortadella, wurstel, cotechini e zamponi, poi con il 17% salsicce e salami stagionati e con il 13% i prosciutti cotti.

Al di là del dato economico l’Assica, l’associazione delle industrie delle carni e dei salumi aderente a Confindustria, in risposta alle chiusure protezionistiche internazionali sta approntando una strategia di riposizionamento dei salumi italiani indirizzandoli sempre più verso gli apprezzati versanti salutistici. E’ una operazione che riguarda i salumi tutelati, Dop e Igp, il cui miglioramento nutrizionale consente di allinearsi a più corretti e sani regimi alimentari. Lo Studio sui valori nutrizionali dei salumi italiani tutelati reso pubblico qualche giorno fa conferma la riduzione dei grassi, di sale e di additivi. Frutto di una efficace collaborazione tra il Centro di ricerca per gli alimenti CREA, l’Istituto dei salumi tutelati ISIT e la Stazione Sperimentale per l’industria delle conserve alimentari SSICA, lo Studio si è focalizzato su sei nuovi prodotti Dop: coppa piacentina, pancetta piacentina, salame piacentino, salame brianza, salame di Varzi e prosciutto toscano. Per quanto riguarda i grassi, diminuisce la quantità, soprattutto nel Prosciutto Toscano Dop e cresce la qualità che si basa sull’equilibrio tra grassi saturi e insaturi. In raccordo con le raccomandazioni dell’OMS, l’organizzazione modiale della Sanità, sulla moderazione nell’uso di sale, i sei salumi tutelati oggetto dell’analisi hanno evidenziato una ridotta presenza di sale e additivi, in linea con la direttrice di marcia della salumeria italiana. In calo anche gli usi di nitriti e nitrati, persistente la presenza di vitamine del gruppo B.

L’ulteriore conferma del miglioramento nutrizionale dei salumi tutelati richiede solo un adeguato ed efficace piano di comunicazione sia nel Belpaese, dove spesso le campagne “zero salumi” crescono irragionevolmente, sia all’estero, soprattutto nei paesi in cui le etichette a semaforo sembrano voler dettare legge. Senza dimenticare gli Stati Uniti in cui il presidente Trump sembra voler innalzare i dazi, ironia della sorte proprio nella patria del free trade.