Coca ColaFa discutere negli USA la politica della Coca Cola tesa a finanziare una ricerca sulla buona alimentazione. L’influente multinazionale ha versato 5,5 milioni di dollari al Global Energy Balance Network in cambio di una ricerca che aiuti gli americani a cibarsi meglio. Non dimentichiamo che la nota bevanda è carica di zuccheri che la rende piacevole ma ne impone un uso controllato. Negli Stati Uniti si irrobustiscono le crociate contro l’obesità e il diabete e le aziende Food & Beverage cercano di contribuire a consolidare nuove prassi e nuovi stili di vita. Eppure numerose associazioni di consumatori e parte della stampa hanno profondamente criticato la strategia della Coca Cola condivisa ovviamente dall’American Beverage Association. A rischio, secondo i detrattori, la serietà e l’imparzialità della ricerca scientifica e dunque della credibilità dei risultati. Vecchia questione quella della commistione tra azienda e scienza a cui la Coca Cola dovrebbe controbattere accelerando il taglio previsto in dieci anni del 15% di calorie contenute nella bevanda. Nessuno può contestare la legittimità e l’utilità dell’impegno di una azienda a diffondere sani comportamenti alimentari ma dall’altra parte la stessa azienda deve accrescere la sua reputazione con piani d’azione credibili e di breve termine. Così che il consumatore allontani le crescenti perplessità e possa proseguire ad apprezzare, con moderato consumo, un soft drink che oggi non è proprio in cima alla piramide della buona alimentazione. I profitti e il lavoro sono sempre più funzionali alla reputazione che l’azienda costruisce giorno dopo giorno anche perché appare definitivamente tramontato il tempo del puro lobbismo.