carneE’ iniziato ieri un periodo molto critico per le imprese italiane del comparto carni e per i loro uffici stampa e comunicazione. Ovviamente siffatte pressioni mediatiche impattano sull’intera struttura aziendale, è sufficiente considerare i contraccolpi per il marketing. Poco dopo le ore 12 tutte le agenzie stampa hanno inondato le redazioni giornalistiche di take sul probabile pericolo derivante dall’intenso e continuo consumo di carne lavorata e di carne rossa. Il tutto è partito dalla decisione dell’IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che ha inserito alcune carni lavorate nel Gruppo I, sicuramente cancerogene, e la carne rossa nel Gruppo II, probabilmente cancerogene. Dopo aver effettuato circa 800 studi epidemiologici la commissione di 22 esperti dell’IARC ha reso noto di aver inserito le carni salate, esiccate, fermentate, affumicate e trattate con conservanti nel Gruppo I e la carne di manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo e capra nel Gruppo II. E l’autorevole rivista medica “The Lancet Oncology” ne ha pubblicato una sintesi.

Dopo aver iniziato a gestire la crisi ieri attraverso il cospicuo flusso di news e di commenti online stamani gli uffici stampa hanno provveduto a verificare come sia stata divulgata la notizia nei principali quotidiani italiani. Qui, a titolo esemplificativo si considerano solo le prime quattro testate cartacee a carattere nazionale, il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa e Il Sole 24 Ore.

Al centro della prima pagina il Corriere della Sera titola “L’allarme sulla carne che divide gli oncologi” e propone una serie di domande e risposte divulgative, da giornale di servizio. Nell’articolo a pagina 8 di Luigi Ripamonti abbondano dichiarazioni di oncologi italiani e dell’IARC e per ragioni misteriose anche le parole della Lega italiana per la difesa degli animali presieduta dal Michela Vittoria Brambilla. Meglio lo spazio di servizio a pagina 9 del Corriere della Sera curato da Margherita De Bac. Efficace anche la conversazione di Vera Martinelli con la tossicologa italiana Giovanna Caderni, uno dei 22 esperti dell’IARC, e soprattutto la chiusura del pezzo con il dichiarato consumo della carne “di tanto in tanto” da parte della stessa intervistata. Il website del quotidiano inaugura poi proprio con il cibo il Datablog, una nuova sezione di racconto basato sui numeri. Anche sul cartaceo grafici e torte esemplificano la comprensione della notizia che viene data complessivamente con equilibrio.

Su Repubblica è invece in apertura con fotonotizia e titolo “Carni rosse, salami e prosciutti, l’OMS lanca l’allarme cancro”. Un titolo forte che richiama e impressiona i lettori. Poi si confrontano due posizioni, quella di Umberto Veronesi e di Carlo Petrini. Nell’articolo di Elena Dusi a pagina 2 ben si chiarisce con le parole di Kurt Straif, il curatore del rapporto IARC, che il fumo, l’alcool e l’inquinamento sono molto, molto più pericolosi e che “la carne rossa contiene nutrienti importanti”. Dopo il titolo scoppiettante l’articolo ridimensiona l’allarme e riporta anche sintesi rassicuranti di Assocarni e Assica, le associazioni dei produttori italiani. Utile l’intervista al presidente Assica, l’imprenditore Nicola Levoni. Non sempre immediata la letture delle infografiche inserite.

Anche La Stampa pone al centro della prima pagina la fotonotizia e titola “Carne rossa e insaccati, l’allarme dell’Oms” ma l’occhiello introduce con sobrietà la news: “Nuovo studio: possono essere cancerogeni. Cautela fra i medici. Veronesi: dosi minime per essere longevi”. Inoltre invita ad un approfondimento scientifico con Eugenia Tognotti che insegna storia della Sanità. La notizia trattata nelle pagine 2 e 3 è ampia e nell’articolo di Maurizio Tropeano riporta le parole dell’AIA, associazione italiana allevatori, della Coldiretti fino al dubbio espresso dalla Federalimentare con il presidente Luigi Scordamaglia, ad di Inalca-Cremonini, che “diffida di questi studi scientifici che sembrano andare dove tira il vento”. Anche La Stampa utilizza la forma di servizio utilizzando rapide domande e risposte affidate ad una responsabile Asl di Brindisi.

Il Sole 24 Ore relega la news in fondo al giornale con il titolo “Carne pericolosa? Basta seguire una dieta equilibrata”. La notizia a pagina 8 nell’articolo di Laura Cavestri ha un taglio più di sintesi con dichiarazione tecniche dell’Airc, associazione italiana per la ricerca sul cancro, dell’Aiom, associazione italiana oncologi, dei produttori dell’Assica e della Coldiretti, di Federconsumatori, Adusfeb e Codacons che tutelano i consumatori. Giustamente molto preoccupato per l’export italiano appare il presidente Feredalimentare che nell’articolo di Roberto Iotti a differenza di quanto riportato da La Stampa sostiene di “non mettere in dubbio l’attendibilità scientifica dello studio” ma tiene a precisare la differenza delle produzione italiane, salubri, rispetto quelle estere di recente tradizione e minore sicurezza alimentare. Una posizione sicuramente più spostata sull’asse dell’industria e dell’intera filiera del Made in Italy.

pubblicato sul quotidiano online “Affari Italiani”