Gli attivisti di Greenpeace irrompono al Festival del Film di Roma e proiettano sulla cupola dell’Auditorium l’invito a fermare le nuove centrali elettriche a carbone. “Uno al giorno”, secondo Somo, un istituto di ricerca indipendente, sono le morti premature causate in Italia dall’utilizzo delle rocce sedimentarie . Ma è anche il titolo del nuovo documentario di Mimmo Calopresti con Alessandro Habel, Paolo Briguglia, Pino Quartullo e Sandra Ceccarelli. Musicato dai Subsonica il video di denuncia, che dura quattro minuti, è prodotto dall’Associazione ambientalista Greenpeace, con una lunga lista di azioni urticanti. Sotto processo sono le centrali a carbone che nel Belpaese assicurano all’Enel il 41% dell’energia venduta. La battaglia ispiratrice del video è diretta a fermare la costruzione delle nuove centrali a carbone che producono danni all’uomo e all’ambiente. In particolare Greenpeace chiede la cancellazione dei nuovi progetti e il dimezzamento dalla produzione da carbone entro il 2020 per consentire di arrivare all’azzeramento nel 2030. L’Enel  ha immediatamente risposto chiedendo il sequestro del cortometraggio e presentando una richiesta di risarcimento danni. Il primo round giudiziale si è chiuso con un punto a favore di Greenpeace, ma sono anni che le due parti si affrontano nelle aule dei tribunali.

Nella bozza della SEN, la Strategia Energetica Nazionale, su cui lavora il governo il carbone oggi copre il 12% del mix energetico ma in futuro si prevede di accrescere solo l’incidenza del gas e delle rinnovabili. Scatenando la reazioni dell’Assocarboni che con il suo presidente, Andrea Clavarino, ricorda giustamente come nel Belpaese il costo energetico sia superiore al 30% della media europea basata sull’utilizzo espansivo della roccia sedimentaria.

Di sicuro le nostre centrali a carbone dispongono della certificazione ambientale europea Emas ed hanno una efficienza media in linea con quella europea se non superiore. Solo la nuova centrale dell’Enel, quella di Civitavecchia, raggiunge alti livelli sia nella protezione nel trattamento del carbone che nella resa finale tanto da poter potenzialmente assicurare il 50% della produzione di energia elettrica del Lazio.

Certo il gas ha un costo rigido, ancorato al petrolio, ed è una fonte costosa mentre il carbone ha costi competitivi e un approvvigionamento multipolare. Giunti ormai al termine della legislatura sarà il prossimo governo, probabilmente di centrosinistra, a dover scrivere la nuova SEN. I cittadini italiani e le imprese attendono.