Roma, 10 novembre 2008  -Dopo due giorni dalla lettera aperta di Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica e senatore a vita, ad Antonio Manganelli, capo della Polizia, oggi il quotidiano Il Tempo pubblica una ulteriore lettera di Cossiga rivolta a Francesco Caruso, ex deputato Prc e sostenitore delle attuali manifestazioni studentesche. Nella missiva indirizzata al capo della Polizia l’ex presidente affermava che “in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati … e solo dopo che la situazione si aggravasse …e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro…farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine…contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno”. Oggi il senatore a vita scrive a Caruso che “non ha compreso che, forse in una forma eccessivamente paradossale” l’ex presidente “sostiene che occorre tollerare” queste forme di “violenza a bassa intensità” perchè “con i ragazzi della scuola media e dell’università…occorre avere pazienza e tolleranza e cercare di capire che cosa li muova…per impedire come è avvenuto negli anni di piombo che avvenga la saldatura tra il movimento studentesco e le frange più di sinistra del sindacato, gli anarco-sindacalisti e le Nuove Br”. Le parole di Cossiga sono da sempre ispirate ad un forte parossismo ma stavolta, con probabile consapevolezza dello stesso autore, sono risultate stonate. Ecco la necessità di precisare il proprio pensiero con la lettera su Il Tempo di oggi per confutare le diffuse strumentalizzazioni che le sue parole hanno avuto nel movimento studentesco. Questo ennesimo intervento pubblico del senatore a vita sembra però ora chiudere definitivamente le porte al ritorno di Kossiga nelle aule universitarie. E lo fa recuperando il linguaggio più contemporaneo, quello delle immagini, in particolare l’ultima pellicola di Uli Edel, La banda Baader Meinhof, che ripercorre la storia di una generazione trafitta dalla potenza delle emozioni.