In questi ultimi quattro anni di crisi economica in Europa è cresciuta l’attenzione collettiva sulla tutela del consumatore. Non è più tempo di sprecare soldi: gli utenti finanziari e i clienti della catena distributiva  richiedono maggiori diritti e tutele sia all’industria  manifatturiera e finanziaria, nonchè al sistema commerciale sia al legislatore e alle autorità pubbliche di vigilanza. E finanche il consumatore mediterraneo, tradizionalmente meno evoluto di quello anglosassone, sta diventando più esigente. Nonostante tutto a Londra, una delle più importanti piazze internazionali, sino a pochi mesi fa proseguivano indisturbate delle consolidate prassi di manipolazioni finanziaria. Alcuni banchieri modificavano i tassi Libor, il corrispettivo britannico del nostro Euribor, al rialzo o al ribasso a seconda delle loro quotidiane esigenze. Ogni variazione dei tassi incide però sugli interessi pagati dalle famiglie per i mutui, dalle imprese sui propri finanziamenti e dalle Regioni e dallo Stato sui propri debiti pubblici. Insomma ogni lieve alterazione dei tassi Libor o Euribor, definiti tassi di interesse interbancario medio, determina rilevanti reazioni a catena. Ecco perché le indagini britanniche e statunitensi sugli ex manager della Banca Barclays – presidente, amministratore delegato e direttore generale –  accusati di aver manipolato per lungo tempo il tasso Libor attirano l’attenzione generale. Londra paga per aver sostenuto un approccio economico eccessivamente liberista, insopportabile in una fase recessiva come quella attuale in cui le critiche dei consumatori verso l’economia di carta e finanziaria diventano sempre più feroci. Un errore politico dei governanti britannici. Ma l’imbarazzo inglese culminerebbe se Adair  J. Turner, da quattro anni presidente della Financial Services Authority, l’Autorità di vigilanza che è sospettata di aver chiuso gli occhi nel passato, o Paul Tucker, vice governatore della  Banca d’Inghilterra e sulla base di documenti forniti da Barclays  ben informato di quanto stesse accadendo, prendessero il posto di Mervyn King a capo della banca centrale britannica e sfiorato dallo scandalo. Il mese scorso il professor Adair  J. Turner in qualità di relatore al festival dell’economia di Trento aveva invece teoricamente sostenuto la necessità di una crescita responsabile che non provochi grandi diseguaglianze, in cui la libertà dei mercati sono uno strumento e non l’obiettivo centrale.  Nelle prossime audizioni alla Camera dei Comuni continuerà a girare la pellicola sbiadita di un “laissez faire, laissez passer” di pericolosa attualità. In questo scenario una volta tanto l’Italia non appare spettatrice immobile. Solo qualche giorno fa Salvatore Rossi, vice direttore generale Bankitalia, in un convegno romano ha sviscerato la corposa normativa europea ed italiana che negli ultimi due anni ha significativamente rafforzato la tutela del consumatore bancario e finanziario. Si tratta di una tutela nella parte finale della filiera finanziaria, perché quella a monte, come ad esempio la manipolazione dei tassi interbancari, fuoriesce dalla nostra portata e coinvolge solo alcune piazze e alcune grandi banche internazionali.

pubblicato sul quotidiano online ”Affari Italiani”